Di Stefano Bertone e Ermanno Zancla, avvocati delle persone offese e di numerose associazioni di familiari deceduti, tra cui Lagev, Comitato 210/92, Arlafe e Associazione di Varese
Colpo di scena al processo per il c.d. scandalo del sangue infetto degli anni ’70 ed ’80, più propriamente scandalo dei plasmaderivati infetti, il più grave nella storia farmaceutica italiana: avanti il Tribunale Penale di Napoli.
Ed infatti il Giudice Dott.ssa Ceppaluni decidendo in merito dell’eccezione dei i difensori di Duilio Poggiolini e Guelfo Marcucci,che sostenevano la loro incapacità di partecipare al processo, per gravi ragioni di salute, ha ritenuto la capacità di Poggiolini disponendo la prosecuzione del processo
Lo rendono noto gli avvocati Stefano Bertone dello Studio Legale Ambrosio e Commodo (Torino) ed Ermanno Zancla dello Studio Legale Zancla (Palermo), legali delle persone offese e di numerose associazioni di familiari deceduti, tra cui Lagev, Comitato 210/92, Arlafe e Associazione di Varese, commentando l’esito dell’udienza di oggi.
Accogliamo con estrema soddisfazione questa decisione, affermano i due legali, adesso potremo finalmente cominciare ad approfondire le responsabilita di una strage di Stato
Tra la fine degli anni ’70 ed il 1987 rimasero contagiati con il virus dell’HIV più di 650 emofilici italiani. Circa 500 di loro sono già morti mentre gli altri muoiono al ritmo di 5-6 l’anno. I pazienti, infatti, per controllare una malattia genetica del sangue che causa continue emorragie, avevano utilizzato farmaci c.d. salvavita derivati dal plasma di migliaia di donatori. Plasma che però si rivelò importato dall’estero da donatori mercenari. Altri 2500 emofilici, praticamente la quasi totalità in Italia, nello stesso periodo furono infettati con il virus che causa l’epatite C, con numerosi ulteriori decessi.
Il processo, apertosi a luglio dell’anno scorso, riguarda l’accusa di omicidio di un primo, ridotto numero degli emofilici deceduti: si tratta di nove morti legate all’assunzione di diversi farmaci, sia di produzione italiana – riconducibili alle aziende del c.d. Gruppo Marcucci -, che austriaca e statunitense.
I due avvocati ricordano come “in tutti questi anni, dispiace moltissimo dirlo, è stato soltanto grazie alla caparbietà nostra e delle coraggiosissime associazioni di emofilici che difendiamo, se la Procura di Napoli nel 2013 si è finalmente, con un enorme ed imperdonabile ritardo, decisa a processare questi fatti ma – prosegue il legale palermitano – è evidente che superato il rischio che il processo venisse sospeso e stralciato per i due imputati eccellenti (proseguirà comunque nei confronti dei restanti imputati, e questa è una buona notizia comunque), è il momento di entrare nel processo e non continuare a fuggire dal processo…”.
Il dibattimento si è aperto il 21 dicembre nel 2015 e si svolge in VI sez. Penale, il giudice è il Dr. Palumbo Antonio. Nel corso del processo è deceduto Marcucci Guelfo, fondatore dell’omonimo gruppo farmaceutico. dichiarato incapace, Nell’anno 2016 e 2017 sono stati sentiti i primi testi dell’accusa e quasi tutti quelli delle persone offese, ed è inoltre stata svolta una perizia medico-legale. La Procura di Napoli, rappresentata in aula da un magistrato diverso da quello che formulò le accuse nel 2013, purtroppo gioca un ruolo di secondo piano e poco impegno nel processo, neanche lontanamente all’altezza delle accuse e dei drammi che hanno colpito le famiglie.
Nel corso del dibattimento si sono tenute complessivamente più di 60 udienze e sono state sentite decine di testimoni. Nelle fasi conclusive il Ministero della Salute, che si era costituito parte civile contro gli imputati, non ha più presenziato alle udienze e non ha depositato le conclusioni, rinunciando quindi alla domanda risarcitoria che aveva presentato. La pubblica accusa ha chiesto l’assoluzione per tutti gli imputati.
Con sentenza 25.03.2019, pubblicata il 24.6.2019, il Tribunale di Napoli ha assolto con formula piena tutti gli imputati, tra i quali i dirigenti dell’ex gruppo farmaceutico Marcucci e Duilio Poggiolini, dalle imputazioni contestate “perché il fatto non sussiste”. Il Tribunale di Napoli, in estrema sintesi, ritiene che non siano stati provati né il nesso causale, né la colpa degli imputati in relazione agli 8 decessi per cui il processosi è svolto.
Le parti civili hanno deciso di non proporre appello.
E’ doveroso dare la notizia non solo come obbligo giuridico ma anche per dovere umano nei confronti delle persone, già imputate, confermate innocenti dal Tribunale dopo una vicenda giudiziaria durata due decenni non solo per i pazienti e le loro famiglie, che credevano alla possibilità di un risultato giudiziario diverso, ma anche per gli stessi dirigenti.
La sentenza è ora passata in giudicato, definitiva.
Va ricordato che nessun dibattimento si è mai svolto in Italia a carico dei dirigenti delle altre aziende, quelle che possedevano sino alla metà degli anni ottanta il 93% del mercato italiano, ed i cui farmaci vennero pure utilizzati dagli 8 emofilici deceduti per cui il processo si è tenuto.
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