Pubblichiamo il testo integrale dell’articolo scritto dal Dott. Pignatta e relativo all’intervista concessa dall’Avv. Stefano Bertone circa gli ultimi aggiornamenti giurisprudenziali relativi al danno da emoderivati.

Il testo integrale dell’intervista del dott. Pignatta è reperibile al sito http://www.famigliacristiana.it/articolo/una-grande-e-tristissima-vittoria-dello-stato-italiano.aspx.

Buona Lettura!

La redazione di www.dannoallapersona.it

____________________________________

15/01/2016  La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha stabilito che lo Stato italiano dovrà risarcire 371 cittadini infettati da vari virus (Aids, epatite B e C) attraverso le trasfusioni di sangue infetto tra gli anni ’70 e ’90. Il totale dei risarcimenti supera i dieci milioni di euro. Ma non è una vittoria per i malati e le loro famiglie. Spiega l’avvocato Stefano Bertone: «La Corte, con questa sentenza, ha avallato un comportamento ingannevole e diabolico con il quale l’Italia negli ultimi 8 anni ha ridotto gli importi risarcitori medi da 400mila a 100mila euro»

La notizia riporta l’attenzione su una vicenda dolorosa della quale normalmente ci dimentichiamo, tranne quando incalza la cronaca. Non se ne scordano invece mai i pazienti e i loro familiari che sono stati toccati da uno dei più grandi scandali della sanità e dell’industria farmaceutica: lo Stato italiano dovrà risarcire 371 cittadini infettati da vari virus (Aids, epatite B e C) attraverso le trasfusioni di sangue infetto effettuate tra gli anni ’70 e ’90, e il totale dei risarcimenti supera i 10 milioni di euro. A stabilirlo è stata una nuova sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. A fare ricorso alla Corte tra il 2012 e il 2013 sono stati 889 cittadini italiani nati tra il 1921 e il 1993 che nel corso degli anni sono stati infettati in seguito a trasfusioni e che, tra il 1999 e il 2008, avevano già fatto ricorso contro il ministero della Salute per farsi risarcire i danni subiti. La Corte ha accolto 371 ricorsi: in 7 casi i giudici hanno stabilito risarcimenti per danni materiali che variano tra i 73 mila e 350 mila euro avendo determinato che lo Stato italiano ha violato il diritto a un equo processo e al rispetto alla proprietà privata. La Corte ha poi stabilito che per altri 364 casi lo Stato italiano ha violato il diritto alla vita dei ricorrenti a causa della durata dei procedimenti: per ciascuno di loro è stato quindi fissato un risarcimento per danni morali che varia tra i 20 e i 35 mila euro.

Ne parliamo con l‘avvocato Stefano Bertone, 43 anni, un legale che si occupa – esclusivamente a favore delle vittime – di disastri marittimi, aerei, ferroviari, di danni da prodotti difettosi e da inquinamento ambientale, e di contagi da sangue e plasmaderivati infetti. Coordina il gruppo dello studio Ambrosio e Commodo di Torino, integrato dagli avvocati Chiara Ghibaudo, Erika Finale e Jacopo Giunta, che segue i danni da trasfusioni, da emoderivati, vaccini e farmaci. Sia in Italia sia all’estero negli ultimi 15 anni sono state rappresentate più di 800 persone e numerose associazioni, con cause patrocinate e tribunali nelle corti di ogni grado. Si può stimare che in totale siano stati recuperati, a favore dei danneggiati, risarcimenti per diverse decine di milioni di euro, sottraendoli a enti pubblici o aziende private responsabili dei danni e delle uccisioni. L’avvocato Bertone ha anche curato per la parte italiana, presso i tribunali statunitensi, le cause risarcitorie di centinaia di emofilici italiani contro le industrie farmaceutiche Baxter, Bayer, Aventis Behring e Alpha. Queste quattro aziende erano accusate di avere prodotto, con gravissime colpe, tra la fine degli anni ’70 e la fine degli anni ‘80, farmaci plasmaderivati che trasmisero i virus dell’HIV e/o dell’HCV a decine di migliaia di emofilici in tutto il mondo.

Avvocato Bertone, la nuova sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo sui 371 cittadini italiani infettati con plasma infetto è una sconfitta dello Stato italiano?
«Mi rendo conto di sorprendere i lettori, ma la risposta purtroppo è no: perché se è vero che la Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia per le lungaggini delle procedure risarcitorie, riconoscendo a più di 300 persone somme variabili fra 25 e 30mila euro, in un altro passaggio della sentenza molto più importante (tra i punti 178 e 185), ha anche avallato un comportamento ingannevole e diabolico con il quale l’Italia negli ultimi 8 anni ha ridotto gli importi risarcitori medi da 400.000 a 100.000 euro. E questa è una grande, tristissima vittoria dello Stato italiano. Non per niente il ministro della Salute – e questo la dice lunga sulla sua sensibilità – ieri ha immediatamente glorificato la decisione della Corte».

Come si è arrivati a questa situazione?
«Cerchiamo di farla il più breve possibile: dalla metà degli anni ’60 fino al 1990 le trasfusioni di sangue sono state un incredibile veicolo di trasmissione di infezioni, soprattutto del virus dell’epatite C. Il ministero della Salute e in generale servizio sanitario nazionale avevano gli strumenti per prevenirle, ma ne hanno fatto un uso con ritardi siderali. In diritto ritardo equivale a colpa, e così il ministero della Salute è stato ritenuto centinaia di volte responsabile dei danni di chi si è infettato, da parte dei tribunali e dalla Cassazione. Le cause però durano molto e costano anche in termini di peso sull’ordinamento giudiziario. Così nel 2003 il Parlamento e il Governo hanno risolto le prime 700 cause con una transazione (accordo fuori dal giudizio) del valore di circa 400.000 euro per danneggiato. Nel 2006 e ancora nel 2007 l’operazione è stata rinnovata per tante altre posizioni. Infine, con la Finanziaria del 2008 il Parlamento, sempre con legge, ha detto: chiudiamo tutti i rimanenti contenziosi in piedi, circa 6500, nello stesso modo, e cioè in transazione e “analogia e coerenza” a quanto fatto nei casi precedenti. Sembrava fatta. Invece nel 2009 il Governo ha messo in opera un piano, come dicevo prima, diabolico e vergognoso: ha modificato le carte in tavola, ha stravolto il progetto, ha inserito clausole impossibili da rispettare per il 95% dei danneggiati. Tutto violando gli accordi. Nel 2012 ha pure abbattuto i valori risarcitori. E silenziosamente ha chiuso i contatti con le associazioni e con i legali, che invece per anni erano stati invitati a partecipare a quel percorso di definizione concertata. Delle 6500 persone non ne ha risarcita neanche una. Ha lasciato lentamente morire le persone mentre le cause venivano tenute ferme in attesa di una parola che non arrivava. Poi nel 2014, dopo essere scomparso per 7 anni dalla circolazione, se ne è uscito con questo decreto con cui offre 100.000 euro – ripeto, un quarto di quanto offriva negli anni precedenti. Lo stanziamento dei fondi per i malati per colpa dello Stato è così passato da 2 miliardi di euro del 2008 a 600 milioni di euro: il Governo ha pertanto generato un surplus di un miliardo e 400 milioni che possono così venire spesi altrove, molto spesso in futilità assolute. Potrei fare un elenco ma sono certo che ogni lettore avrà un’idea chiara di almeno un caso di spreco di denaro pubblico tolto a queste esigenze superiori. E’ in questa situazione normativa che si sono innestate le cause alla Corte di Strasburgo: lamentela per la durata dei processi, tradimento del percorso transattivo, insufficienza delle nuove somme proposte nel 2014. Purtroppo la Corte si schiera con il Governo italiano, un pessimo segno».

Che cosa si è scoperto in questi anni?

Più che scoperto, direi confermato. E’ stato confermato che fin dagli anni ’60 esistevano metodi, che potremmo chiamare artigianali, ma molto efficaci, segnalati dalla letteratura scientifica, che avrebbero permesso di evitare il contagio con epatite C ai riceventi delle trasfusioni. Fin dalla fine degli anni ’70 sarebbe stato possibile individuare, con metodi indiretti, i donatori affetti da HIV. E per quanto riguarda invece il mondo parallelo, ma diverso, dei farmaci derivati dal plasma, è ormai confermato che il 90% di essi fosse realizzato grazie a materiali biologici raccolti nei luoghi più pericolosi del mondo, come le carceri di massima sicurezza americane, che quei prodotti non vennero sottoposti al trattamento antivirale, che fu taciuto alla comunità degli emofilici il rischio, e che infine questi prodotti infetti non vennero ritirati dal mercato fino a quando le scorte non furono esaurite. Le condotte degli industriali farmaceutici, e delle autorità italiane che permisero l’importazione di questi farmaci, ovviamente non sono soltanto illeciti civili, ma costituiscono gravissimi crimini. Da questo punto di vista il 15 febbraio 2016 si dovrebbe aprire il dibattimento contro Duilio Poggiolini a Napoli per l’accusa di omicidio colposo plurimo, insieme a lui saranno processati dirigenti di un gruppo farmaceutico italiano. E’ un impegno che insieme all’Avv. Ermanno Zancla ci siamo assunti più di 14 anni fa e che è reso possibile dalla collaborazione fantastica coi colleghi Valeria D’Alessandro e Pasquale Vaccaro. Le famiglie dei morti e le associazioni che assistiamo sono costituite parte civile nel processo penale e si attendono al più presto che parta il processo penale parallelo nei confronti delle farmaceutiche straniere.

Ci sono pazienti che voi seguite e che avranno diritto a questo risarcimento da parte del ministero della Salute?

«Per quanto riguarda la causa decisa dalla Corte di Strasburgo no, potremo farlo più avanti, dopo che avremo avuto le risposte definitive da parte del ministero della Salute sulla transazione, e dopo che avremo fatto partire il filone industrie farmaceutiche straniere nel processo penale».

Che vita hanno fatto queste persone, e le loro famiglie, a causa di questi danni dovuti alle trasfusioni?

«Non mi sento di parlare in senso generale, perché conoscendo molti di loro ho potuto apprezzare in questi anni grandi variazioni e approcci. C’è chi ha avuto un danno biologico minimale, per fortuna, e chi invece uno severissimo. C’è il trasfuso cosiddetto occasionale, che è stato contagiato durante l’unica trasfusione della sua vita avvenuta magari a 50 anni per un incidente stradale; e c’è l’uomo di trent’anni che convive fin dall’infanzia con l’epatite C, inoculatagli a pochi mesi di vita da un farmaco per trattare la sua emofilia. E ci sono schiere di vedove. Quando al telefono chiama la Sig.ra Rossi anziché il Sig. Rossi che ho sentito per anni e anni, so già che mi stanno annunciando un ulteriore decesso. E’ accaduto decine di volte da quando ho iniziato a occuparmene nel 2000».

Nel giugno 2003 fu depositato un ricorso – un’azione legale internazionale sotto forma di class action – presso un Tribunale distrettuale degli Stati Uniti contro quattro società farmaceutiche americane (la Bayer e la sua divisione californiana Cutter Biological, la Baxter, la Aventis-Behring e l’Alpha) che secondo l’accusa hanno prodotto e venduto, tra il 1978 e il 1987, negli Usa e nel resto del mondo, emoderivati contaminati con i virus che possono provocare l’Aids e l’epatite C, rispettivamente noti come HIV e HCV. E che hanno fatto ricorso a donatori dei Paesi del Terzo mondo come Nicaragua, Haiti, Messico e Belize per produrre emoderivati a basso costo. Che fine ha fatto quella class action ed è in qualche modo collegata a questa sentenza della Corte di Strasburgo?

«Quella class action è stata chiusa con una transazione: le industrie farmaceutiche hanno risarcito i nostri assistiti, che in Italia erano più di 400, tutti emofilici. Rispondendo alla sua domanda, certamente quella causa è collegata alla sentenza della Corte di Strasburgo: alcuni degli indennizzati dalla corte europea avevano partecipato alla causa degli Stati Uniti. Il fenomeno è sempre lo stesso, se lo si guarda dalla parte della vittima: contagio per una trasfusione, o somministrazione di un farmaco infetto. Si può aggredire giudizialmente qualunque parte sia stata responsabile o corresponsabile».

E’ possibile ipotizzare che ci siano stati da parte di strutture dello Stato tentativi di depistaggio su questa vicenda dolorosa del sangue infetto?
«Mi sembra un’ottima domanda: vorrei ricordare che il nome di Duilio Poggiolini, che fu per più di vent’anni direttore generale del ministero della Sanità, servizio farmaceutico, fu ritrovato nella lista delle persone appartenenti alla P2. Il potere accumulato in quegli anni da questo medico è stato enorme, riconosciuto da sentenze passate in giudicato. Non sarebbe stupefacente scoprire che in quell’ambito autorità pubbliche infedeli abbiano aiutato la copertura di ciò che capitava, in particolare l’autorizzazione all’importazione di farmaci infetti, creati con plasma raccolto nelle carceri USA. E il ritardo nell’emanazione di norme che imponessero severi test di qualità».

Che cosa significa per un professionista specializzato in questa battaglia difendere gli interessi di centinaia di persone contagiate in questo modo dai virus dell’Epatite o dell’ HIV?
«Significa sentire una grande responsabilità, una fortissima pressione, il timore di fare errori, provare enormi delusioni di fronte a diritti che s’infrangono quasi sempre per ragioni formali. Significa anche trovarsi di fronte a scene incredibili. Gliene racconto una? Una mattina, in udienza, il magistrato che pochi minuti dopo respingerà le domande dei nostri clienti dichiara con fastidio: “Ringrazino che hanno l’indennizzo”. Al contempo essere immersi in questa pagina storica ha permesso di incrociare il cammino con tantissime persone e famiglie, instaurare vere e proprie amicizie. Sapere di contare per gli altri, e che su di essi si può contare fuori dal lavoro, è davvero impagabile».

Tags:

No responses yet

Lascia un commento